A.04 | Learning from Malpighi

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dicembre 2012 – aprile 2013

Un percorso di osservazione, ascolto, analisi e co-progettazione teso a raccogliere spunti progettuali e temi di interesse per la riconfigurazione di due piazze a Bologna, Malpighi e San Francesco. Il percorso di osservazione non era volto a generare visioni specifiche né a fornire proposte risolutive delle due aree, bensì ad arricchire l’indagine tecnica, già in corso da parte del Comune di Bologna, di uno sguardo libero e disinteressato di professionisti da vari ambiti e di soggetti più o meno coinvolti nel contesto interessato come abitanti, lavoratori, visitatori, osservatori esterni.


LUOGHI

  CONTESTO

L’intento di Learning from Malpighi è stato quello di far parlare un paesaggio già esistente attraverso pratiche già precedentemente formulate di osservazione partecipante, ricerca artistica e passeggiate ragionate, appositamente rielaborate per fornire dati da cui far emergere temi, salienze, valori delle aree interessate. Si è trattato di un percorso di osservazione e analisi perché mette in gioco la molteplicità degli sguardi. Un percorso di conoscenza perché da quegli sguardi cerca di estrarre non gli interessi particolari, ma l’accrescimento reciproco e la capacità di sottolineare fenomeni rilevanti che accadono nelle due piazze. Il filtro di osservazione più importante è stato quello della mobilità, che è stata analizzata non come mero dato quantitativo, ma per come viene espressa da regolarità dei comportamenti, fruizioni, desiderata e ostacoli.

 

  METODOLOGIA

Il percorso di analisi si è sviluppato su più livelli di approfondimento, per sviscerare le dinamiche urbane secondo uno sguardo etnografico da un lato e uno sguardo del “dato per scontato” dall’altro. Accanto a modalità di osservazione e analisi provenienti dalle scienze sociali e dalla letteratura del fieldwork al servizio della progettazione, sono stati anche prodotti materiali maggiormente narrativi e di valenza culturale e artistica. Il gruppo di lavoro incaricato si è impegnato in prima persona attraverso il lavoro di tutti i suoi componenti nella fase di osservazione, per poi aprirsi allo sguardo di soggetti altri e molteplici con cui ha creato un contesto di esplorazione (l’artista serba Aleksandra Ajdukovich e le persone coinvolte in Mapping Conversation).

Alcuni strumenti d’indagine appositamente elaborati sulla base di esperienze già praticate e forniti ai soggetti coinvolti, oltre che i confini fisici dell’azione hanno permesso all’analisi un grado di libertà che fosse frutto al tempo stesso di un’elaborazione consapevole portata oltre un primo livello interpretativo dettato dai “luoghi comuni”. In questo modo dietro a considerazioni di tipo intuitivo è stato possibile fare emergere la complessità dei punti di vista e delle questioni inerenti le due piazze. L’approccio del gruppo di lavoro è stato infatti quello del learning by doing, ovvero di una pratica che conduce alla scoperta e alla conoscenza dei fatti e delle situazioni tramite l’esperienza diretta e l’autocostruzione degli strumenti di analisi (secondo però un metodo comune e la predisposizione di formati per la raccolta dei dati).

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Il percorso di Learning from Malpighi non si basa su tecniche quantitative di raccolta dati. Seguendo l’approccio di Re:Habitat, l’obiettivo è stato di mettere in circolo e risonanza sguardi diversi, tutti volti alla rigenerazione urbana, in cui ogni fase del processo ha generato dei dati, che poi sono stati aggregati e interpretati. Non si tratta evidentemente di un campione ma della generazione di un corpus per un’analisi confrontabile e processuale, della quale cioè è possibile ripercorrere le fasi e rintracciarne i collegamenti.


È possibile osservare risultati grezzi e aggregati e trarre conseguenze qualitative e dialogiche, dipendenti da chi osserva e dal confronto tra una “comunità” di osservatori di dati.

Altri linguaggi, oltre a quello dell’aggregazione dei dati, sono quelli artistici utilizzati. Le persone selezionate nel processo non sono state scelte secondo categorie “sociali” tradizionali (fatta eccezione per la terza fase, Mapping Conversation, in cui l’esperienza è stata condotta da coppie formate da una persona più “esterna” alle due piazze accompagnata da una più “interna”, per far circolare i luoghi comuni senza creare conflitti di interessi particolari): più che di una selezione, a fronte di un ventaglio di candidati, si è trattata di un’auto-selezione di una piccola “comunità” di osservatori (e partecipanti) co-progettante.

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  AZIONI

Tentativo di esaurire un luogo bolognese

fieldwork di osservazione etnografica

Tentativo di esaurire un luogo parigino (Tentative d’épuisement d’un lieu parisien) è un libro di George Perec del 1975. “La vita, intesa come irripetibile avventura, è per Perec un gioco. Un gioco al quale partecipa, però, con la stessa creatività ed impegno dei bambini. Il suo catalogare non è né critico, né lezioso, è al di sopra delle parti: si diverte ad osservare, ad annotare, ma con distacco, senza farsi condizionare dall’essenza delle cose”. Tentativo di esaurire un luogo bolognese ha usato la molteplicità di sguardi di Re:Habitat per osservare, con metodologia etnografica derivata dallʼetnosemiotica e dalla antropologia culturale, frazioni di vissuto e di pratiche esperienziali dellʼarea interessata. L’obiettivo è stato selezionare punti “salienti” di San Francesco / Malpighi, luoghi di non così evidente interesse e abitudini di uso e fruizione degli spazi, da cui poi far discendere le successive azioni “esperienziali” proposte. In particolare, il lavoro su schede ha uniformato l’output preservando metodologie di raccolta dati diverse da persona a persona. Grazie a questo approccio è stato possibile far emergere delle costanti di utilizzo / fruizione delle piazze e degli elementi “singolari” (singolarità), fenomeni che accadono raramente ma quando si verificano scompaginano l’insieme. La dialettica tra le due forme di salienza ha messo in moto il processo di Learning from Malpighi.

Ballare a Bologna, Super Late

progetto video di Aleksandrjia Ajdukovic

L’artista serba Aleksandra Ajdukovich è stata invitata per un periodo di residenza a Nosadella.due a gennaio 2013 per sviluppare e realizzare un progetto artistico video sulle due piazze, San Francesco e Malpighi, che offrisse una visione inattesa sui due luoghi attraverso il coinvolgimento diretto delle persone che le abitano e le attraversano. L’artista ha realizzato il progetto video Ballare a Bologna Super Late in cui ha invitato le persone ad esprimersi sulle due piazze non attraverso la parola ma attraverso il movimento del proprio corpo. Alle persone che si trovavano ad attraversare le due piazze è stato chiesto non di dare un’opinione sui loghi ma di interpretarli: ognuno poteva scegliere un luogo in cui sentirsi a proprio agio per ballare una musica proposta dall’artista (offrendo loro un semplice dispositivo da cui ascoltare la musica). L’artista ha così girato un breve film in super8 dal titolo Ballare a Bologna, Super Late, ispirato ai filmati degli anni Ottanta della garage band Dirtbombs, il cui repertorio è stato anche scelto come base per fare ballare le persone. Nel lavoro finale una cinquantina di persone sono state immortalate nel loro atto di ballare in piazza. Il fatto di eludere la parola è stata una scelta dell’artista volta a superare quelle sovrastrutture relazionali e di “traduzione”che la parola implica. Il video diventa così un ritratto silente di queste due piazze animato dal movimento di abitanti e passanti.

  OSSERVAZIONI GENERALI

Le contraddizioni emerse hanno avvalso l’ipotesi della necessità di uno sguardo preferenziale: “progettato” l’osservatore modello, che risultava difficile rintracciare nella prima fase, si trasforma in un fruitore modello che la piazza ha bisogno di vedere installato nei suoi dispositivi e nella sua struttura:

  • è corroborata un’ipotesi sottesa ai risultati e alle interpretazioni dell’osservazione;
  • si suggerisce di dare maggiore segmentazione a Piazza Malpighi “rompendo” la toponomastica “aggregante”, ma anche separando sotto-aree che abbiano un programma differente al loro interno;
  • in Piazza Malpighi, dunque, la SEGMENTAZIONE può produrre un programma misto, a supporto della variablità di pubblici e di esigenze nel rapporto tra mobilità e sosta, lasciando invece al flusso di traffico una maggiore fluidità;
  • San Francesco, al contrario – in particolare da quanto emerge nelle conversazioni – non appare uno spazio dove la dimensione irrisolta assume valenza negativa;
  • in San Francesco, detto altrimenti, l’INDETERMINATEZZA resta un VALORE.

Riprendendo la distinzione tra NON CONSENTITO e TOLLERATO, diviene quindi consigliabile regolamentare alcuni comportamenti della mobilità pubblica (rispetto a temi ciclabili e alla destinazione in termini di mobilità dello spazio).

Riassumendo:
PIAZZA MALPIGHI > INDETERMINATEZZA >> CONFUSIONE, DISAGIO
PIAZZA SAN FRANCESCO > INDETERMINATEZZA >> PERMISSIVISMO, APERTURA

  ESITI / DOCUMENTI

il progetto del comune dossier e dati dell’indagine


A.zione coordinata da: Gaspare Caliri, Elisa Del Prete