S.00 | The artway experiment

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21 novembre 2011

Un esperimento di osservazione individuale e collettiva attorno alle tematiche della multidisciplinarietà: in workshop con artway of thinking, organizzazione che dal 1992 cura la ricerca sul fare arte attraverso processi creativi collettivi.


LUOGHI

COME FUNZIONA

Dopo un anno di progettualità sperimentali e feconde, ma altrettanto complesse per un gruppo di persone impegnate in percorsi personali richiedenti e che ha fatto incontrare alcuni membri per la prima volta direttamente in ambito operativo, Re:Habitat sceglie un momento per guardarsi dentro e con più attenzione alle risorse individuali, in termini di punti di vista, competenze e talenti, accogliendo un assaggio del metodo di osservazione portato e condotto da Stefania Mantovani (artway of thinking).
Il primo passo è rispondere ciascuno a una domanda preliminare: “Quale sarebbe per te un buon risultato al workshop?”.


Un posizionamento o una strategia nel modo di porsi.
Ritrovare una coralità del gruppo.
Trovare un flusso di lavoro in linea con degli obbiettivi.
Una struttura, una strategia, un metodo.
Una componente più umana.
Individuare la sostenibilità economica.
Un’osservazione/valutazione ex-post delle pratiche fin’ora avviate: cosa ha funzionato e cosa no?
Che ognuno di noi capisca e dica agli altri: cos’è Re:Habitat per me, cosa posso essere io per Re:Habitat.
Comprendere assieme la complessa dinamica tra individuo competente e responsabile, un gruppo orizzontale e gli obbiettivi della città.
Una tangibilità per il progetto Re:Habitat, comprensiva delle aspettative individuali, ora composto di pura passione e sogno.
La chiarezza necessaria a costruire un business plan.

rehabitat_S00_roberto

Anche Adriano Zamperini (docente universitario e psicologo sociale) e MariaLuisa Menegatto (psicologa sociale e di comunità) accettano il nostro invito alla sessione, per portare un punto di osservazione critico dall’esterno sulle dinamiche innescate.

La giornata è suddivisa in due sessioni: la prima, a Nosadella.due, dedicata a un’introduzione e all’osservazione individuale. La seconda nella Sala della Memoria presso Atelier Si, dove attraverso il movimento e il confronto collettivo si giunge a un primo esercizio di riconoscimento delle diverse provenienze e qualità del gruppo. Gli esiti vengono quindi riportati in tempo reale su una griglia collettiva come prima visione d’insieme dell’organismo.

L’esito principale di questo incontro è una presa di coscienza sul funzionamento del gruppo verso un nuovo modo di integrare le individualità. Se nel suo primo progredire Re:Habitat ha sperimentato una fase maieutica attraverso la proposizione dell’intero gruppo sotto un nome comune, ne può seguire un’evoluzione che, ridefinendo il carico di responsabilità, si posiziona come una forma di cittadinanza e di pensiero multidisciplinare capace di interconnettersi a partire dai singoli, già proiettati nel fare, portatori di uno storico e di una reputazione costruita nel tempo.

In parole semplici:


ogni partecipante può contare sulla rete Re:Habitat per attingere a conoscenze, competenze e disponibilità perché si è costruito un codice comune e un rapporto di fiducia, con la possibilità di riconfigurare di volta in volta il gruppo e la metodologia. Un approccio lean (agile) nell’affrontare problemi complessi, dall’innovazione sociale alle sfide del mercato.

S.tagione coordinata da: Diego Segatto